IL WAX. LA STORIA DI UN TESSUTO OLTRE IL TESSUTO
Il wax, tessuto di cotone stampato a cera in coloratissime fantasie, considerato la stoffa africana per antonomasia e sempre più spesso preso in prestito dai designer dell’haute couture, a ben vedere non è solo africano: nasce in Indonesia, è prodotto in Europa ed è incalzato oggi dalla concorrenza cinese. Una sorta d’intrigo internazionale in salsa antropo-fashion che Anne Grosfilley, probabilmente la maggiore esperta di African fabrics in circolazione, ricostruisce per filo e per segno in "Wax & co. Antologia dei tessuti stampati d’Africa".
Nel XIX secolo gli Olandesi, di stanza in Indonesia e affascinati dal batik giavanese, pensarono di organizzarne una produzione industriale da vendere localmente (un’impresa analoga era stata fatta dai britannici in India, ed era andata alla grande dal punto di vista commerciale). Ma l’operazione prese più tempo del previsto e, quando il nuovo tessuto – il wax appunto - vide la luce, non era più competitivo, anche perché nel frattempo pure gli artigiani locali si erano mossi, meccanizzando e velocizzando il processo di stampa. Che fare a quel punto? Per non mandare l’investimento in fumo, serviva un nuovo mercato. Gli Olandesi lo trovarono nella Gold Coast (l’attuale Ghana). Qui i missionari avevano appena introdotto la macchina da cucire, che ben si adattava alle stoffe sottili, ma non a quelle artigianali locali molto più spesse.
Tra gli Africani e il wax è amore a prima vista. Il prodotto è subito richiestissimo e si diffonde in tutta l’Africa occidentale e centrale. Una delle ragioni del successo va ricercata nella creatività dei commercianti, che attribuiscono un nome e un significato ad ogni stoffa. Indossando un certo tipo di wax si veicola un messaggio specifico: una preferenza, un’appartenenza, un merito, un’aspirazione o anche un’idiosincrasia. Per dare un’idea: ci sono wax celebrativi con l’effigie della regina Elisabetta o la borsetta di Michelle Obama, altri ironici-aspirazionali con il simbolo del dollaro o accessori di lusso, altri che rielaborano grafismi tradizionali… «Il wax – spiega Grosfilley – può essere considerato un simbolo dell’incontro tra culture, ed è diventato un elemento di unità panafricana, sebbene il suo arrivo in Africa possa essere considerato da molti punti di vista casuale».
Oggi la moda guarda all’Africa e al wax con molta attenzione, come prova il successo della mostra itinerante African Print Fashion Now! dal 6 Ottobre al Mint Museum di Charlotte. È il suo riconoscimento come prodotto di lusso. La storia di questa stoffa evidenzia il suo carattere transcontinentale. Sarebbe importante che chi sceglie di usare il wax si impegni a valorizzarlo.
Stefania Ragusa