Afrochic Beauty: vivi i sentori dei saponi "Dunia" ti porteranno al cuore della Terra

Afrochic ha studiato "DUNIA" una linea di saponi artigianali con olio di oliva delle terre pugliesi e minerali di mica per dare un tocco di oro e argento tra le mani!  

In collaborazione con la LulaLux Cosmetica Artigianale di Martina Franca Afrochic ha realizzato una linea personalizzata di saponi naturali a marchio.

Dunia è il termine swahili per definire il Pianeta Terra o meglio Gaia per fare riferimento all'idea della Terra intesa come un insieme integrato o un essere vivente. 

@fondazione sinapsi

Con la dott.ssa Luisella Abo si è concordato la forma e il colore del sapone Afrochic, in particolare abbiamo scelto una forma conica declinata in una versione nero/grigio grafite quasi a ricordare un vulcano con venature oro e argento grazie alla mica. 

Profumazione scelta: Fragranza Sandalo Savon.  Legnoso - Orientale

L'altra versione  dei saponi "DUNIA" prevede due tonalità una calda bronzata e l'altra fredda sui toni del giallo entrambe le colorazioni ottenute grazie alla mica*.  

Profumazione: Fragranza Latte di riso savon. Muschiato - Floreale – Vaniglia

 

*La MICA è un minerale friabile di aspetto cristallino che proprio per le sue proprietà luminose, termiche e chimiche è usato nell'industria della cosmetica. Il termine mica identifica un gruppo di minerali ampiamente distribuiti in diversi tipi di roccia. Dal punto di vista strutturale, le miche appartengono al gruppo dei fillosilicati. Si caratterizzano per una struttura a strati e una perfetta sfaldatura, che consente di ottenere fogli sottili. Tali fogli sono chimicamente inerti, leggeri, elastici e flessibili ma resistenti; sono anche ottimi isolanti termici ed elettrici.

Effetti della mica sulla pelle

In base all’origine (in genere si preferisce quella indiana), alla granulometria e alla lavorazione, la mica produce effetti differenti, diversi livelli di lucentezza e molteplici colori. La mica può infatti essere rivestita con un altro minerale, solitamente biossido di titanio (TiO2), che in base allo spessore produrrà un colore diverso, con diverse sfumature. L’intensità della brillantezza dipende anche dalla dimensione della mica; più è grande, più l’effetto sarà brillante. Largamente utilizzati fin dall’antichità, invece, i pigmenti inorganici si trovano in rocce e minerali e spesso richiedono un processo abbastanza complesso di lavorazione per la purificazione. Fanno parte della categoria gli ossidi di ferro (giallorosso) gli ossidi di cromo (verde) gli oltremare (bluastra), il blu di Prussia (dalla colorazione molto intensa) e il violetto di manganese. Il colore nero può essere dato dal pigmento organico nero fumo, formato da piccolissime particelle di carbonio e conosciuto con il nome di carbon black (questo è quello che usiamo per fare la base nera/grigia), mentre il colore bianco è dato dal biossido di titanio, impiegato nella formulazione di ciprie e fondotinta. Le perle appartengono alla categoria dei pigmenti e sono formate da cristalli in forma di scaglie con un elevato indice di rifrazione. Molto utilizzate in ambito cosmetico, possono essere sia di origine animale (la più conosciuta è quella ricavata dalle scaglie del pesce, ma caduta in disuso per gli elevati costi di produzione) sia inorganiche come la mica, il calcio borosilicato e l’ossicloruro di bismuto. Quest’ultimo (BiOCl) produce un effetto argenteo. Presenta ottima adesività e texture sulla pelle ma è molto fotoinstabile. La mica ha effetti cromatici svariati dall’argento al dorato, al rosso, al blu e al verde, mentre il borosilicato, per le tracce di ferro presenti, ha possibili riflessi giallognoli. I pigmenti metallici infine sono particelle di alluminio, rame o bronzo con un forte potere riflettente perché la luce non riesce a essere assorbita e vengono impiegati soprattutto negli smalti per unghie. 

Il sapone viene impacchettato quasi a ricordare la tecnica giapponese del furoshiki* con le maquette dei tessuti in modo da veicolare un concetto di riutilizzo anche di quello che viene considerato un taglio di wax non utilizzabile. 

*l furoshiki (風呂敷?) è un tipico involucro quadrato di stoffa, tradizionalmente utilizzato in Giappone per trasportare vestiti, bentō, regali e altri beni.

 

 

 

Qui di seguito alcune curiosità sul sapone DUNIA, I SUOI BENEFICI E SULLA STORIA DEL SAPONE

 

Benefici del sapone DUNIA: 

Il nostro detergente solido prodotto con la massima cura in modo artigianale usando esclusivamente materie prime di origine naturale. Detergendoti con DUNIA avrai una pelle pulita in modo delicato per la perfetta combinazione del potere detergente dell'olio di cocco e il nutrimento dell'olio di oliva, il burro di karitè e il burro di cacao.
Il sapone ha origini antichissime e l'uomo non ha mai smesso di usarlo perchè è un cosmetico dalle proprietà; naturalmente detergenti e idratanti, infatti nel processo di saponificazione si sviluppa glicerina vegetale, una sostanza particolarmente idratante e lenitiva sulla pelle.
Al nostro DUNIA, prodotto in modo artigianale, non viene estratta la glicerina come può; accadere per le grandi produzioni dunque lavarsi le mani, il viso o il corpo con DUNIA è un'esperienza unica di benessere. La pelle godrà; di tutte le proprietà nutrienti degli oli e dei burri e dell'idratazione data dalla glicerina. L'umore ne gioverà per la profumazione delicata, tonica, leggera, sensuale, dai toni balsamici della lavanda, quelli dolci della camomilla e intensi ylang ylang.
Piccole imperfezioni sono da attribuirsi all'unicità del lotto, interamente prodotto a mano.
Il sapone viene prodotto attraverso un procedimento chiamato “saponificazione”a partire da grassi e idrossidi di metalli alcalini (in particolare di sodio, NaOH, nel caso si intenda produrre saponi solidi o di potassio, KOH, nel caso si intenda produrre saponi liquidi). Si tratta di un processo di idrolisi basica di un trigliceride con di idrossido di sodio in soluzione acquosa, durante il quale gli acidi grassi reagiscono con la base formando il sale sodico dell’acido carbossilico, usato come sapone. Viene poi prodotto assieme ad esso anche il glicerolo. Il sapone
solido non secca la pelle . Se prodotta in modo tradizionale e naturale, con metodo a freddo , la saponetta sviluppa glicerina vegetale, una sostanza particolarmente idratante e lenitiva sulla pelle.
Se ci laviamo le mani sporche d’olio solo con l’acqua, non si puliscono, poiché olio e acqua hanno polarità molto diverse e quindi non si sciolgono l’uno nell’altra. L’olio resta sulle nostre mani. Se ci laviamo le mani anche con il sapone, questa volta utilizziamo qualcosa che ha una parte simile all’olio e che quindi sarà capace di legarsi ad esso ed una parte solubile in acqua. Le mani si puliranno visto che le molecole di sapone hanno fatto da ponte tra le molecole di acqua e le molecole di olio. L’inizio dell’era del sapone artigianale, fatto con la tecnica a freddo (il tuo), sia allo scopo di venderlo che per uso personale, come prodotto di qualità e di nicchia, e con una precisa connotazione in difesa dell’ambiente, può essere collocato in tempi abbastanza più recenti con la pubblicazione del libro di Ann Bramson “Soap, making it, enjoying it” avvenuta nel 1972, nel quale tale tecnica viene descritta compiutamente ed in particolare viene descritto l’aspetto della formazione del cosiddetto “nastro”, che è il segnale della stabilizzazione dell’emulsione tra la soluzione sodica e gli oli, la quale consente il corretto decorso della reazione di saponificazione. Da quegli anni ad oggi il sapone artigianale ha conosciuto un considerevole sviluppo in tutto il mondo, consentendo la diffusione di un prodotto di alta qualità, privo di additivi chimici, rispettoso per la pelle, completamente biodegradabile ed in quanto tale in sintonia con l’ambiente.

I VANTAGGI DEL SAPONE SOLIDO
Il sapone solido è versatile. Scegliere una buona saponetta può risultare utile non solo come detergente per le mani ma anche per viso e corpo, sostituendo il bagnoschiuma nella nostra doccia o
vasca da bagno. Inoltre, se si viaggia è la soluzione migliore! Non si ha alcun tipo di limite (100 ml) e si può viaggiare sereni, in quanto non si tratta di un liquido! Durata e facilità di conservazione sono altri due fattori che giocano a favore della bar soap, che può durare molto più a lungo di un classico detergente liquido.


I veri inventori del sapone sono gli arabi
Gli studi storico-archoelogici assegnano agli arabi il primato di veri inventori del sapone moderno. La storia del sapone per come lo intendiamo oggi è quindi una storia araba. I saponi venivano prodotti per l’igiene personale con una base di olio d’oliva, di timo o alloro, tuttora gli  elementi
principali del sapone di Aleppo . Per la saponificazione veniva usata per la prima volta la soda caustica (Al-Soda Al-Kawia), metodo praticamente utilizzato fino all’età moderna. Dal 7° secolo in poi il sapone veniva regolarmente prodotto in Palestina (oggi Cisgiordania) a Nablus e in Irak (Kufa e Basra). Il sapone arabo era colorato e profumato e poteva essere sia liquido sia solido. Nei manoscritti di Al-Razis (854-925) viene spiegato chiaramente come produrre il
sapone, così come in altri manoscritti del 13° secolo, contenenti vere e proprie ricette per la saponificazione. In Europa il sapone arriverà nell’800 con l’espansione araba in Spagna e Sicilia e il suo uso si diffonderà ancora di più con la fine delle crociate.


Il sapone di Marsiglia
Il Sapone di Marsiglia era il frutto della lavorazione di olio d’oliva, acqua, sale e soda naturale (ottenuta dalle ceneri di una pianta di palude – la salicornia) ma fino alla rivoluzione industriale fu prodotto a livello artigianale. Solo nel 1790 un chimico francese, Nicolas Leblanc, scoprì il metodo per ottenere chimicamente la soda dal sale, aprendo la strada all’industrializzazione della
lavorazione del sapone. Nei primi anni del 1800 furono aggiunti alla ricetta anche altri oli vegetali all’olio d’oliva, quali olio di palma, di cocco o di sesamo. Il metodo Leblanc venne sostituito dal metodo Solvay (attualmente adoperato) quasi un secolo dopo, nel 1870. In quegli anni, grazie alla diffusione su vasta scala del sapone, l’abitudine al bagno venne acquisita anche dal ceto medio-basso, se non altro come strumento di difesa dalle malattie. Alla fine del 1800 il sapone era venduto in tutto il mondo, alimentando fortemente anche l’industria pubblicitaria.
Nel 1906 fu ufficializzata la formula del sapone di Marsiglia originale: 72% di grassi vegetali e 28% di acqua, tuttora gli unici ingredienti del famoso sapone. Durante le guerre mondiali, a causa della difficoltà a reperire materie prime naturali, vennero introdotti i saponi sintetici a base di perborato e silicati. Il primo sapone in polvere fu prodotto dalla
società tedesca Henkel. In Inghilterra si producevano due tipi di sapone, uno nero e soffice (Bristol soap) e uno grigio e più duro (Bristol gray soap), composti da grassi animali; in seguito, con l’importazione di oli vegetali
come quello d’oliva, di noce di cocco, di palma, di semi di lino e di semi di cotone, si cambiò tendenza.
Ed è qui che compare il sapone, l’unico bene di cui si considera degna la produzione. Tyler Durden fabbrica il proprio sapone con un ideale ben preciso: ripulire e purificare il mondo abbandonato al consumismo, dove l’identità individuale scompare nella mera materialità dei beni.

 

 

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